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 Rimini e l’enigma fogne: Que Sera Sera? - 13mar13 - S.Mariotti



Pubblicato su La Voce di Romagna il 13 marzo 2013

di Simone Mariotti

Le pagine del libro iniziano a essere sottolineate dalla 98. E’ il capitolo 7: “Difesa delle acque dall’inquinamento”. Pochi paragrafi e si arriva alla meta: “Scarichi delle pubbliche fognature”[...] “Scarichi a mare”, e una parte della storia di Rimini degli ultimi vent’anni prese il via.
Il libro era “In nome del popolo inquinato”, scritto negli anni ’80 dal giudice Gianfranco Amendola per aiutare i cittadini nelle denunce contro gli inquinatori. L’avido lettore era un veterinario, il dr. Sergio Giordano, che nel 1993, supportato anche dall’azione della Capitaneria di Porto guidata allora da Aleardo Cingolani, fece il suo famoso esposto alla Procura della Repubblica contro il sindaco Chicchi a causa degli scarichi a mare.
Sono passati 20 anni esatti da allora, vent’anni di battaglie, denunce, lotte, proposte, passando attraverso la nascita della sua “Basta Merda in Mare” che ha scosso e pungolato, anche con il solo nome, le amministrazioni degli ultimi 15 anni. Ma dopo tanti anni siamo ancora qui, solo più numerosi di allora, a discutere, tra idee, progetti, delibere, arte varia, opere e omissioni.
Si è visto di tutto e di più, e ci è mancato solo il “Lombricus Rubellus” di scena ai tempi del libro di Amendola, e che si diceva fosse capace di mangiare i rifiuti. Era una bufala, ma non mancarono gli affascinati, speranzosi della rapida soluzione di un problema (i rifiuti) ben più complesso.
Di fogne a Rimini si è parlato tanto e fatto drammaticamente troppo poco, e da quel che vedo in giro, dato che i quattrini per il fare scarseggiano, si continua a parlare, spostando il boccino ogni volta.
Gli ultimi scatenati sulla scena sono quelli del gruppo coordinato dal dottor Paolizzi, che ha coccolato la causa dell’arc. Benedettini, e in buona fede ha vivacizzato la scena con una serie di dibattiti dalla scorsa estate. Nulla da eccepire. Paolizzi si diverte, fa discutere, si fa un po’ di polemica e si esaltano quelli che invocano l’arrivo dello spettrale anno 2016, e il progetto dell’architetto è realizzabile in due anni “e ce la possiamo fare”, si dice. Poi si torna con i piedi per terra e magari ci si ricorda che in questa città ci voglio 2 anni anche solo per partire con le delibere già votate in Consiglio, figuriamoci per fare una specie di Torino/Lione di 7 km sul lungomare, e in 2 inverni (neanche 2 anni!). Sorvolo sulla stima dei costi.
Insomma, di fogne oggi se ne parla molto di più di 5 anni fa, ma i temi del dibattito sembrano tornati a 15 anni prima, e chi è arrivato oggi sente il bisogno, umano e lecito, di ricominciare a indagare, a sentire esperti, a vagliare ipotesi e studi, come se fossimo all’anno zero, senza che nessuno ci abbia mai messo le mani. Forse è una cosa inevitabile quando un vulcano esplode. Ma a ogni giro di giostra le dichiarazioni sono più o meno sempre le stesse. E di esperti con un progetto “brillante e risolutivo”, se volete, ve ne porto uno per stagione, che poi si impantanano per motivi tecnici, economici, amministrativi, politici ecc.
Come accade da sempre, Rimini non vuol capire che dal casino in cui si è cacciata non ne uscirà facilmente. E quel che c’è da fare lo si sa già: separare la rete un po’ alla volta, la dove si può; realizzare le vasche di prima pioggia che mancano; fare altre vasche di contenimento; regolarizzare gli allacci privati (cosa da anni annunciata e mai portata avanti), incrementare le Imhoff, se necessarie, sistemare le caditoie, tenere pulita la rete, riutilizzare i reflui (altro problema colossale per il mare) ecc… sino a che si giungerà a un equilibrio in cui separare ulteriormente non sarà più necessario. Tutta roba ufficialmente già decisa, dibattuta, votata, soprattutto nella storica delibera comunale del febbraio 2010, quella che vide protagonista “Basta Merda in Mare”.
C’è solo una cosa: non ci sono i soldi per tutto. E allora si fa finta che ne servano meno, si mette la testa sotto la sabbia così ci si può scannare meglio in rete a dire qual è il progetto più bello, con la scusa magari che si deve fare perché dal 2016 si rischia che tutta (tutta!) la spiaggia sia chiusa, o altre fesserie del genere.
Dall’altra parte, siccome Rimini è una città in cui le delibere comunali hanno poco più che il valore di un fumetto, in Comune si va avanti con del maquillage progettuale, mettendo assieme quel che già si era deliberato di fare, a prescindere da ogni voto consiliare, e affibbiandoci su un bel nome nuovo ogni volta: quello di turno è “Piano di Salvaguardia della Balneazione”.
Durante tutto ciò gli ambientalisti,naturalmente, litigano tra loro, mentre i progettisti che sperano di avere qualche incarico fanno capolino prima di sistemarsi da qualche parte da dove è meglio non disturbare più. In rete ci son quelli che credono si possa espugnare Troia in sei mesi, ma che al secondo anno di guerra ne avranno già le palle piene, e lasceranno il posto ad altri, a quel nuovo popolo di santi, navigatori e ingegneri idraulici che è diventato quello riminese negli ultimi 2 anni (in città oramai anche i circoli dell’uncinetto organizzano dibattiti sulle fogne). Fino a quelli che “io non sono stato, io l’avevo detto” e magari lavoravano con i vecchi progettisti responsabili del disastro sino a ieri. Il campionario è sempre vasto.
E’ uno spettacolo cui assisto dal 1995, quando conobbi Sergio Giordano, e l’unica certezza che c’è in tutta la storiaccia degli scarichi a mare riminesi è che tra altri vent’anni l’unico che ancora farà il segugio del fogne e terrà botta sarà lui. Perché è uno dei pochi, pochissimi, si contano sulla punta delle dita, che ha sempre lottato per la soluzione del problema mantenendo tre caratteristiche fondamentali: non lavora nel settore né lo fa alcun suo familiare; non ha incarichi di alcun genere in città, non ha mai molato la presa.
Qualcuno può essere o meno d’accordo con lui, col suo metodo d’assalto al problema, a volte ironico, con la sua foga, ma era lì a correre in spiaggia venti anni fa, e con un senso civico da manuale fece un esposto che ha aperto la strada a tutti. E ancora lotta come un ossesso contro l’escamotage deleterio che spunta in ogni progetto: quella condotta al largo che fa l’uomo ladro, quella che in troppi vorrebbero come soluzione facile e veloce, per mettere la merda sotto il tappeto.

www.simonemariotti.com

SCHEDA
Fogne Incredibile, i riminesi non sanno cosa vogliono

Cosa vogliono i riminesi a proposito di fogne? Inutile girarci attorno: non lo sanno. La maggior parte delle persone conosce il problema, ma non sa bene la sua portata e si illude sulle tempistiche di soluzione. Lo vorrebbe sanare velocemente, ma senza rinunciare a troppo di quel che ci si aspetta da una amministrazione. La quale, dal canto suo, non fa altro che esagerare i costi anche oltre il dovuto, per avere una buona giustificazione per fare poco più dell’ordinario. Quindi, per poter decidere se e come agire è necessario accettare che:

  1. Ci vorrà una generazione per eliminare completamente il problema scarichi: le soluzioni immediate, saranno sempre e solo soluzioni raffazzonate.
  2. I soldi per tutto non ci sono. Se si vogliono le fogne, cittadini e politici devono essere pronti a numerose e dolorose rinunce: cosa tagliamo?
  3. La magistratura è in azione e c’è la rete sempre più scatenata. Negare la gravità del problema o provare a nasconderla è una scelta, ma è anche un suicidio annunciato e di massa

Simone Mariotti




 
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