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 Così Hera salverà Rimini dalle sue fogne - Intervista a Edolo Minarelli



Intervista a Edolo Minarelli, ex Direttore Generale di Hera Rimini

Pubblicato il 13 luglio 2013 su La Voce di Romagna

di Simone Mariotti

E’ stato il Direttore Generale di Hera Rimini sino a pochi mesi fa, un ruolo di peso come pochi altri in città, e per 7 anni ha vissuto da protagonista assoluto la Dynasty delle fogne riminesi.
Che ne pensa Edolo Minarelli delle novità di questi giorni?
Ho provato una viva soddisfazione nel leggere la rassegna stampa sul nuovo Piano di Salvaguardia della Balneazione, ottimizzato, come si legge sui giornali.
Il suo PSB del 2011 quindi non era ottimo…
In realtà già allora si diceva che nella zona sud era necessario fare un’elaborazione ulteriore, ma i tempi ancora non permettevano di fare di più. La mia ottica è sempre stata quella gestionale, organizzativa, manageriale e anche settoriale, perché mi sono appassionato molto al ciclo idrico in una realtà complessa come quella di Rimini. E oggi la mia chiave di lettura organizzativa mi dice che si può dichiarare che vi è stato un salto di qualità netto, perché c’è stata una maturazione organizzativa dentro il comune di Rimini, dentro Hera e una grande collaborazione con le altre istituzioni coinvolte. Ma soprattutto in Hera, dopo la riorganizzazione, è il vertice aziendale in prima persona che si occupa di questo progetto, che non è più quindi solo quello della SOT di Rimini, ma è il progetto del gruppo Hera.
E’ un tentativo di superare l’irriducibile campanilismo nostrano?
Sicuramente. La visione diventa integrata almeno a livello romagnolo. Lo si vede con la presenza dell’amministratore delegato e del direttore generale. C’è un’assunzione di responsabilità altissima in questo progetto, cosa che non ci poteva essere fintanto che rimaneva un progetto locale. E mi pare che anche in Comune si sia fatto un passo avanti, dove c’è una nuova direzione che si occupa solo di infrastrutture.
C’è stato un cambio di mentalità nell’affrontare il problema?
Sì, credo sia finalmente maturata un’idea forte, e cioè che progetti di questa portata hanno bisogno di un’attenzione continua, dalla mattina alla sera.
Perché non lo si è fatto già nel 2011? Il sindaco era lo stesso di oggi, e dopotutto arriviamo a molte delle soluzioni storiche chieste da “Basta Merda in Mare”, con l’eliminazione della quasi totalità delle condotte…
Hanno contato molto anche i movimenti culturali e il moltiplicarsi delle iniziative di dibattito, ma principalmente secondo ma c’è stata un’assunzione di responsabilità che non c’è stata nel 2011 sul piano del pragmatismo del progetto. E oggi si punta alla separazione totale a nord, ma solo parziale a sud dove prevarranno maggiori vasche di contenimento, prima assenti. Resta la coerenza nelle finalità, ma questo progetto fa anche i conti con le tante idee che sono maturate a livello di volontariato ambientale.
Tutte rose e fiori dunque?
No. bisogna valutare attentamente la fattibilità, che non mi preoccupa dal punto di vista finanziario, perché l’Italia è piena di progetti finanziati che poi non procedono. Faccio allora un’osservazione di fondo: qui abbiamo del materiale evoluto dal punto di vista tecnico, ma non credo sia sufficiente. E’ necessario un vero dibattito pubblico, per valutate l’energia che può dare una città convinta che questo sia il progetto principale per i prossimi sette anni. Arriverà il ministro Orlando e attirare finanziamenti significa anche dimostrare che la città ha posto questo tema. E quando dico Città non dico solo il Sindaco, i consiglieri o il gestore, ma una partecipazione sul modello del Piano Strategico, e con un controllo dei cittadini. Per esempio, seguendo un modello di partecipazione alla francese a Ferrara e Imola Hera ha avuto la realizzazione di impianti di termovalorizzazione con il controllo dei cittadini. E questo sarà necessario anche per la definizione degli aumenti tariffari, che saranno inevitabili.
Partecipazione e dibattito sono ottimi, ma per un’opera di nuova concezione. Le fogne le chiediamo da 15 anni! L’esigenza mi pare ultra metabolizzata, anche nel Piano Strategico, e c’è stato un consiglio comunale aperto tre anni fa. Altri dibattiti?
No, però il nuovo PSB è innovativo rispetto a quello che era il piano generale del 2006, ed è uno sviluppo dell’idea forte che è stata presentata in consiglio comunale a seguito del dibattito del mondo ambientaliste e in particolare di “Basta Merda in Mare”. Ma oggi il progetto è molto concreto e pratico e, senza fermare la macchina, dovrebbero essere maggiormente coinvolti tanti soggetti. Per esempio, credo che l’ordine degli ingegneri sappia poco di questo progetto, idem per le organizzazioni imprenditoriali. Vado oltre: credo che ci siano enti privati che possono contribuire alla realizzazione di questo piano che non hanno ancora avuto la possibilità di esprimersi. Propongo un mese in cui si esca da palazzo Garampi, e si vada nell’agora vera, con un progetto, non più con la rivendicazione, la denuncia, le ipotesi astratte, ma a discutere del progetto e della sua realizzazione.
Il Sindaco si sta muovendo bene?
E’ il protagonista fortissimo di questo progetto, e una garanzia del suo successo sta nel fatto che è stato assunto in prima persona da Gnassi. E quando lui prende in mano in mano un’idea, la sa gestire con grande maestria. Gli rimprovero solo il ritardo con cui ha compreso l’importanza del gestore in questa dinamica riminese. Però insisto nel dire una cosa: tutto questo mettiamolo in gioco non solo nei palazzi, ma nelle piazze. Perché questo progetto chiuderà tutte le polemiche sulle idee che sono girate negli ultimi tempi, compresa quella di Benedettini, perché coglie il meglio di quello che è stato proposto dai vari fronti.
L’appalto di Hera scade quest’anno. C’è un legame con fatto che l’inizio di questa progettazione pesante che coinvolgerà anche l’eventuale sostituto di Hera, sia stata presentata proprio adesso, per rendere forse meno appetibile l’ingresso di un concorrente?
Non ho elementi, ma tenderei a escludere questa ipotesi. Oggi c’è chiarezza su presidi di questi lavori, cosa che non c’era due anni fa. Due anni fa ad avere le idee chiare eravamo in pochi, oggi invece le idee chiare le hanno anche le istituzioni.
Noi due ci siamo conosciuti 7 anni fa dopo un mio articolo che si intitolava “Tre secchi NO alle tesi di Hera”, che poi erano le sue tesi, espresse durante un dibattito organizzato dall’associazione “La Cosa Giusta”. Dicevo NO allo sviluppo immobiliare incontrollato, alle condotte a mare, ai progetti a breve che non consideravano la possibilità di separazione della rete. Oggi ci siamo. E lei parlò anche di…
Sì ricordo, di scarichi a mare “irreversibili”.
Sì, e in quel caso fu Giuliano Bonizzato ad arrabbiarsi
Ero appena arrivato e il primo impatto che ebbi con questo problema è stato un impatto di ordine culturale. E ho pensato, in base a delle convinzioni teoriche, che ci fosse questa irreversibilità. Man mano che ho conosciuto la città ho capito che la reversibilità non era facile, perché ci sono in gioco sono processi molto complessi e intrecciati tra loro. Devo dire che nella maturazione che c’è stata e che ho seguito passo passo, si dimostra che se c’è la convinzione e la coerenza nell’azione, il processo diventa reversibile.
Rimini 40 anni fa fu tra le prime città a dotarsi di depuratore. Può aspirare a diventare la prima città ad aver risolto il problema degli scarichi, che affligge gran parte d’Italia?
Se il progetto sarà spostato da tutti i cittadini, e riconosciuto come prioritario, potrà riconquistare pienamente il suo posto tra le migliori città italiane. Anche perché altrove non ci sono particolari progetti sul ciclo idrico.
Questo riguarda anche le altre province dell’entroterra che alla fine scaricano su di noi. E’ necessaria una maggior integrazione e compartecipazione delle responsabilità tra le province romagnole?
Sì, ed è una compito che spetta all’alta politica. Nell’81 diventai il presidente dell’azienda del gas e dell’acqua di Bologna. Era un’azienda che lavorava solo per la città. Io arrivavo da Galliera, dove ero stato sindaco, e notavo la disparità di servizi tra città e comuni della pianura, e ho impiegato 5 anni per far nascere l’azienda consortile. A quel tempo ricordo una riunione del Partito Comunista in cui il segretario disse: “Cos’è questa storia del bacino per cui Bologna deve essere collegata per la gestione dei servizi idrici alla montagna e alla pianura. Avanti di questo passo allora il bacino finisce al mare. Non andremo mica a finire che faremo un’azienda che andrà da Porretta a Rimini?” E cosi è successo. E sempre di più la Romagna sarà vincente, anche da punto di vista dei grossi investimenti, se sarà integrata dal punto di vista tariffario.




 
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