Bisogna comunicare in trasparenza per evitare disastri - Mariotti, 19lug12
Data: Venerdì, 27 luglio @ 16:27:04 CEST

La Voce di Romagna, 19 luglio 2012

di Simone Mariotti

“La peste che il tribunale della sanità aveva temuto che potesse entrar con le bande alemanne nel milanese, c'era entrata davvero”, scriveva il Manzoni all’inizio del capitolo XXXI dei Promessi Sposi.
La malattia la si conosceva, di sapeva che era in camino e che sarebbe arrivata: e arrivò. La prima volta che scrissi sulla “peste informatica” che minaccia Rimini era quasi un anno fa, un secondo avviso in primavera.
Un anno fa, poco prima dell’avvento di Gnassi, il Fatto Quotidiano nella sua versione on line con una serie di articolo diffuse ampiamente in rete il cattivo stato lo stato delle fogne riminesi e nel solo primo articolo le condivisioni su FB arrivarono subito oltre 500. Attualmente sono a 607, una cifra enorme, se la si moltiplica per le centinaia di amici che mediamente ha ogni utente che condivide.
Due giorni fa la prima esplosione “locale” grazie alla patacata scritta dalla modella Valentina Vignali, credo assolutamente in buona fede, vittima come tanti di quella disinformazione e opacità della comunicazione sui rischi reali che non so più quante volte io e gli amici di “Basta Merda in Mare” abbiamo denunciato. La rete continua ad essere sottovalutata, e se non la conosci hai l’illusone di poterla controllare, ma cosi non è. E passano i giorni, le settimane, ma sulla comunicazione, che è il primo fronte su cui agire in questa fase delicata, si continua sonnecchiare, sperando che non piova.
Intanto, ovviamente, la pagina FB di Valentina continua diffondere commenti, e le smentite e le accuse che arrivano da altre parti in rete suonano come una notizia data due volte. Ed è un messaggio negativo quello che ne esce, che per quanto esagerato sia, è difficile da contestare agli occhi di chi non consce la reale situazione, soprattutto se alle sue parole si affiancano, come anche lei ha subito fatto, i dati sull’inchiesta della magistratura e le denuncie di bimbi infetti piovute sulla città nell’ultimo anno.
C’è una grande “turca-wc” in mostra sul questo giornale oggi nelle prime pagine. Lo fotografai anni fa pensando idealmente che fosse incredibile e grande abbastanza per contenere tutte le politiche e le riforme fognarie “pensate” per Rimini e finite a mare grazie ai continui nulla di fatto di lungo periodo.
C’è allora una cosa sacrosanta che ha scritto Sergio Giordano (presidente di Baste Merda in Mare) in un comunicato stampa di due giorni fa, ed è che quello che c’è da fare dal punto di vista tecnico lo si sa già da tempo, perche è stato detto, stradetto, votato e rivotato (con voto di tutti i partiti), e che si deve partire. Non servono altre idee miracolose, utili soprattutto a fare gossip e a far perdere altro tempo, che già la politica ci pensa da sola a continuare a riempire quel mega WC con i progetti che furono.
Però sulla comunicazione di deve intervenire subito, e invece che feste sulla spiaggia, bisognerebbe dedicare qualche soldo per finanziare una serie di analisi fatte al di fuori dei protocolli ufficiali e da affidare a più laboratori di analisi congiuntamente, pubblici e privati, per dare il via a una grande operazione trasparenza affidando la gestione dell’operazione ad un team di associazioni ad analisti indipendenti e lasciare a loro il responso sulla qualità dell’acqua in tempo secco e sottocosta. Basta Merda in Mare lo fece nel 2008, con una serie di campionamenti che furono portati alla LAV, laboratorio di cui ora sui avvale anche la procura per la sua inchiesta, e che furono pubblicati su un libro nel 2009. Dopo 4 anni bisogna ripetere l’esperimento, e in grande, diffondendo quei risultati che certamente, come lo erano nel 2008, sarebbero ancora lusinghieri, quando non piove.







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