Cementificazione e fogne inadeguate. Le espiazioni forzate di Gnassi
Data: Martedì, 02 luglio @ 15:14:09 CEST

Pubblicato l’1 luglio 2013 su La Voce di Romagna

di Simone Mariotti

Il curioso fenomeno cittadino esploso pochi giorni fa su FB del “E’ colpa di Gnassi” andrebbe analizzato più approfonditamente, anche perché uno sfogo/ironia del genere nasconde qualcosa di più intrigante e che ha a che fare con la coscienza non troppo pulita di una comunità prima ronfante che, svegliatasi in fretta, si è messa a dar la caccia al feticcio di turno, per scrollarsi di dosso i sensi di colpa, anche se in modo giocoso.
La sintesi estrema del caso, o meglio del perché tutto ciò stia accadendo, l’ha già fatta Bruno Sacchini qualche giorno fa, assolvendo Gnassi per il presente, dato che le colpe oggettivamente non sono sue, ma condannandolo impietosamente per la storia di cui è intriso e che lo ha prodotto e nutrito sino al giorno prima della sua elezione.
Sì, è vero, ed è forse vero anche quello che ricordava Paolo Facciotto qualche settimana fa, e cioè che Gnassi ha messo i bastoni tra le ruote a qualche edile e non ad altri per farsi bello nella sua crociata anti cemento. Può essere. Ma dall’unanime coro di lamenti che arriva dalla categoria, direi che su quel fronte ha scontentato tutti. E secondo me ha fatto molto bene.
Parto da qui per arrivare poi alle fogne perché i due problemi sono strettamente connessi. Anzi, sono indivisibili come gemelli siamesi, e un vero risanamento fognario non può che partire dal blocco immediato al cemento. E come per le fogne, sull’immobiliare la colpa è dei padri che hanno fatto il danno, e l’ex figlio prediletto oggi si trova a gestire i disastri della sua famiglia.
Però Gnassi lo sta facendo, come lo avrebbe fatto o lo avrebbe dovuto fare un suo oppositore. E su questo mi devo ricredere su di lui.
Non sono stato un elettore di Gnassi, e da questo giornale ho invitato a non votarlo, ma mi sono sbagliato, almeno sino ad ora. E’ un pasticcione, e fa ben poco per non attirarsi le critiche grossolane della rete, e quelle certamente più condivisibili e ragionate di Sacchini.
Ma le coscienze sporche di cui parlavo sopra sono assai diffuse e ben trasversali nella politica e nell’imprenditoria riminese, inciuciste per eccellenza da sempre, e da sempre incapaci, anzi, palesemente ostili, e da ogni fronte, a ogni serio tentativo di cambiare lo status quo degli equilibri riminesi. E gli edili che oggi imprecano hanno sempre prosperato con quella stessa famiglia politica di Gnassi che oggi attaccano.
Ed è coccodrillesco il vittimismo contro la sua scelta anti mattone, dato che gli eccessi degli anni passati erano tanto palesi quanto ignorati a causa dall’ingordigia dominante.
Nove anni fa (anni, non mesi) scrissi per questo giornale un articolo che si intitolava “Cronaca di una morte annunciata” a proposito del futuro tracollo dell’edilizia e dei valori immobiliari, nonché dei danni paralleli per i mancati adeguamenti alle fognature.
E ho continuato a scrivere con lo stesso schema (mattone vs fogne) sino al 2006/7, all’apice dei prezzi e quando oramai quasi tutto era compromesso (e ironicamente solo allora partì il Piano Strategico), mentre Ravaioli e Melucci continuavano a costruire per 10 e ad adeguare le fogne per 3, per poi vantarsi di aver fatto dei lavori, e portando avanti bischerate utili prevalentemente a Hera, e oramai inevitabili (tanto che osteggiarle ora fa solo altri danni), come il raddoppio del depuratore di Santa Giustina.
Far cadere Gnassi oggi servirebbe a poco, almeno sul fronte fogne. Anzi, significherebbe fermare anche quel po’ che si sta facendo, e certamente tutta la rabbia degli operatori e dei cittadini (entrambi cronicamente carenti in fatto di lungimiranza) non avrebbe grande soddisfazione. Si perderebbe solo altro tempo, magari dilettandosi con progetti alla Benedettini, i cui scatolari durante una pioggia come quella di lunedì sarebbero letteralmente saltati in aria aggiungendo una tragedia al disastro. Siamo arrivati ad un punto, insomma, in cui non serve fare altra filosofia.
Gnassi o non Gnassi, il cancro del sistema fognario non lo si risolve in pochi anni. Disastri ve ne saranno altri alle prossime piogge violente, e per i prossimi anni, e questo anche se tutti gli euro a disposizione dell’amministrazione venissero spesi solo nelle fogne.
Mi fa piacere che la cittadinanza si sia svegliata e che tutti parlino di fogne da qualche tempo. Sui giornali di questi giorni si ricordava tra gli altri un temporale come quello dell’ottobre ’96 che ebbe effetti simili. Bene, le tante famiglie riminesi che hanno in casa il primo libro pubblicato da “Basta Merda in Mare”, Scatologia alla riminese, possono andare a pagina 54-5 per rileggere quegli eventi, ma scoprirebbero a pagina 53 che la stessa cosa era accaduta l’anno prima e ripetutamente sino a oggi. E troveranno così la rassegna stampa del ’96 (“Diluvio del secolo”), del 2001 (“Città sommersa dal pioggia”), del 2002 (“Rimini peggio di Venezia”), ecc. sino (nei successivi volumi pubblicati dall’Associazione o nel suo sito web) all’esplosione di liquami che diede il benvenuto a Gnassi due anni fa. Che l’ultimo sia stato un diluvio del secolo, del decennio o del semestre poco cambia, quindi. E non cambia neanche il fatto che tutto quello che è stato sostenuto da “Basta Merda in Mare”, anno dopo anno, abbia progressivamente trovato conferma. L’ultima è di quest’anno, con l’ulteriore estensione della zona di divieto di balneazione in seguito all’apertura degli scarichi, dopo che più volte con documentazione fotografica e filmica era stato mostrato che la forza delle correnti vanificava qualsiasi limite, e che il divieto avrebbe dovuto essere se non totale quasi, e segnalato in modo adeguato.
Certo, Gnassi potrebbe guardare tutti a testa un po’ più alta se dicesse pubblicamente che chi lo ha preceduto si è comportato in modo deprecabile nella gestione della città. Ma contro i familiari non si spara, e non lo farebbe nessuno, o quasi. Ma dare la colpa a lui di quel che è successo non ha senso, se non per ripicche politiche o qualunquismo su Facebook..
Quello che conta è che la rete fognaria smetta di essere appesantita per non vanificare qualsiasi speranza di soluzione futura, e questo vuol dire basta cemento. Da lì doveva partire Gnassi e da lì è partito. E sino ad ora ha fatto bene.







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