Una continua presa in giro - lug 05
Data: Martedì, 09 dicembre @ 21:44:31 CET
La Voce di Romagna, 20 lug 05

di Simone Mariotti

Una decina di giorni fa, appena prima che si scatenasse il diluvio, avevo regalato a mio nonno una copia del libro realizzato dal comitato Basta Merda in Mare, "Scatologia alla riminese". Come forse si ricorda qualche lettore (La Voce, 30/06/04), mio nonno, Ugo Mariotti, classe 1914, fu uno dei protagonisti dello sviluppo turistico di Rimini a cavallo tra gli anni cinquanta e sessanta.
Non appena ha letto il testo di copertina (Libro bianco: oltre un decennio di scarichi fognari a mare), mi ha guardato con aria rassegnata come per dire: "lascia stare che tanto è una battaglia persa".
Possibile che anche lui fosse stato coinvolto dai disastri del nostro sistema fognario? Eppure, avendo girato gli alberghi di mezza Italia, aveva lavorato a Rimini solo fino al '64. E poi la città era molto più piccola, ci si poteva tuffare nel porto senza il rischio di prendersi l'epatite e sicuramente anche la portata degli scarichi fognari non poteva essere simile a quella di oggi. O forse si? Mi sono fatto raccontare un paio di cose e n'è uscito un quadro molto interessante.
A quel tempo mio nonno era alla direzione dell'Hotel Ambasciatori, da lui inaugurato nel 1960. Erano anni spumeggianti per la riviera. Gli straieri stavano scoprendo la città anno dopo anno, la sera ci si intratteneva al Caffè Sombrero per poi finire all'Embassy, dominatore indiscusso delle nottate rivierasche, regno, sino alla morte prematura, del grande Fred Buscaglione.
C'era però un problema che affliggeva soprattutto marina centro, e mio nonno lo conosceva bene perché il naso del suo albergo era lì a due passi: l'Ausa. O meglio, quello che l'Ausa diventava ad ogni temporale.
Allora il vecchio torrente non era stato ancora interrato e scorreva alla luce del sole lungo le vecchie mura della città, dove oggi c'è il parco.
Quando pioveva andava in scena lo stesso spettacolo che vediamo ancora oggi: il fiume si trasformava in una grande, maleodorante fogna a cielo aperto.
Anche i provvedimenti erano analoghi: tutti a riva a spalare la merda in eccesso. Oggi il compito è svolto dai bagnini e dai mezzi di Hera; negli anni sessanta la situazione era più artigianale e più lasciata all'iniziativa individuale. Varie volte mio nonno e il suo amico Adolfo Zonghi, direttore dell'azienda di soggiorno, si erano trovati ad organizzare all'improvviso squadre di spalatori da mandare subito al fiume perché un sole uscito troppo in fretta aveva deciso di guastare la vacanza ai villeggianti. Tutto come oggi insomma.
Certo allora c'erano meno strutture, non c'era il depuratore, la città usciva dalla guerra e il futuro era tutto da costruire, e magari si era autorizzati a sperare che in esso vi fossero comprese anche le fogne. Vana speranza! La scusa per non iniziare mai i lavori in modo serio era infatti, ancora una volta, identica a quella usata 45 anni dopo: "ci vorranno chissà quanti anni per sistemare le fogne di tutta la città!"
In seguito all'ultimo nubifragio, in cui è stato dimostrato quello che il Comitato Basta Merda in Mare ha sempre sostenuto, e cioè che le "vasche di prima pioggia" sono un inutile palliativo, pagato a caro prezzo, il presidente di Hera Rimini, Sandro Tiraferri, ha affermato che ci vorranno anni e molti soldi per risolvere la questione degli scarichi e che disastri come quello di 10 giorni fa sono destinati a ripetersi. E su questo devo dire che non ho alcun dubbio.
La situazione è grave e difficile da risolvere, nessuno lo contesta. E probabilmente, se si iniziasse oggi a fare dei lavori seri, ci vorrebbe una generazione per portare a termine l'opera.
C'è una cosa però che tutti dovrebbero fare per rendersi conto della serietà e della reale volontà di affrontare il problema da parte dei nostri amministratori, e cioè comperare il libro del comitato (è in vendita alla Libreria Riminese o richiedendolo all'indirizzo info@bastamerdainmare.it) e scorrere la rassegna stampa riportata nel volume con l'infinita litania dei proclami dei nostri politici locali.
A pagina 85 si riporta un articolo uscito nel 1994 dal titolo "EMERGENZA FOGNE: UN FUTURO A RISCHIO. Il comune punta su grandi vasche di contenimento da realizzare a mare. E intanto si tampona". Nel '95 si annunciava la realizzazione per fine anno della vasca di prima pioggia di Piazza Kennedy, quella che sarebbe stata pronta nel 2005 (!), ed abbiamo visto con che magri risultati.
E ancora a pag. 86 "Gli scarichi a mare puliti entro il 2000" (1998); pag. 87 "Dopo l'estate vasche di prima pioggia" (gen. 1999); pag. 88 "Vasche di prima pioggia. Lavori entro il 2000" (dic. 1999); pag. 88 "Ancora tre anni per le fogne" (mag. 2000); pag. 90 "Vasche di prima pioggia nel 2002" (ago. 2001); pag. 92 "Le fogne nuove entro l'anno" (set. 2002); pag. 93 "Ventuno milioni di euro per il restyling delle fogne" (lug. 2003). Fino al paradosso del 2004, pag. 112 "Scarichi a mare fuorilegge. Comune multato dalla Provincia per le fogne" (ago. 2004).
A pagina 50 in un articolo del 1992, i bagnini raccontano dei soliti problemi di escrementi, pannolini e preservativi scaricati sulla spiaggia. E la lista potrebbe continuare a lungo.
Oggi si continua a dire che adeguare la rete fognaria è un lavoro lungo e impossibile, ma intanto si sprecano 50 milioni di euro e dieci anni di progettazione e lavori per delle soluzioni tampone, mentre si continua a costruire senza sosta, e senza ritegno.
Vista la qualità della nostra amministrazione, temo che un giorno mi vedrò costretto a spiegare ad un mio futuro nipotino, durante un giorno di pioggia, perché per due giorni non potrà andare a giocare sulla spiaggia, e dovrò pure raccontargli come anche il suo trisnonno si trovava nella sua stessa, antipatica condizione.








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