6 marzo 2006
  
  Nei giorno scorsi il WWF della provincia di Rimini ed il Comitato Basta merda 
  im mare hanno inoltrato all'amministrazione comunale di Rimini-Assessorato all'Ambiente 
  una serie di Osservazioni al progetto di riqualificazione del Parco XXV Aprile 
  con la speranza che siano tenute nella dovuta considerazione.
  Le osservazioni vogliono riguardare nello specifico l' area del parco attualmente 
  lasciata in stato di seminaturalità, a libera evoluzione e le aree immediatamente 
  adiacenti. 
  Tale area, in linea con le indicazioni di studi effettuati da esperti del WWF, 
  va integralmente preservata, in quanto mantenere anche nelle zone urbanizzate 
  aree naturali e seminaturali consente alla vegetazione e alla fauna un aumento 
  rapido e significativo della diversità biologica. Tale modo di fare manutenzione 
  del verde si configura come una vera opera di riqualificazione ambientale in 
  ambito urbano. 
  E' necessario lasciare una percentuale significativa dei parchi urbani a superficie 
  a bosco o cespugliata e comunque non idonea alla frequenza umana. Il verde è 
  fruibile anche se non è calpestabile . Tali zone servono per la sosta, 
  l' alimentazione e la riproduzione di tante specie animali, che non potrebbero 
  vivere in zone non tranquille. Il concetto di fruibilità del verde urbano 
  va ripensato in questa ottica. 
  Nella progettazione dei parchi sarebbe bene destinare una quota che va dal 15 
  % dei parchi urbani, al 25 % dei parchi estensivi, a superficie a bosco in associazione 
  chiusa, cioè non fruibile al pubblico. In questo modo l' area assume 
  l' aspetto di un bosco che attraversa, nelle sue fasi evolutive, una serie di 
  stadi dinamici e con molti alberi, arbusti e specie erbacee che nessuno ha piantato. 
  E l' habitat che si viene a creare è fondamentale per molte specie ornitiche 
  in declino a causa dei cambiamenti degli ambienti urbani e agricoli. In queste 
  aree non fruite al pubblico, possono essere mantenute piante annose e cariate, 
  utili per molte specie di uccelli e rapaci notturni, quali le civette e il barbagianni, 
  che tengono sotto controllo la popolazione di alcuni roditori. 
  Tali aree possono essere limitate da siepi e sieponi arborati anche con specie 
  spinose.Vanno inoltre delimitate con staccionate in legno, e si dovranno lasciare 
  apposite entrate per la manutenzione. 
  Cestini, possibilmente in legno, debbono essere collocati sulla staccionata 
  in numero adeguato e soggetti alla normale manutenzione. 
  E' importante che una apposita cartellonistica descriva brevemente che cosa 
  si può osservare in tali luoghi e i motivi per cui vengono gestiti in 
  un certo modo. 
  La fruibilità del parco, in prossimità delle aree a libera evoluzione, 
  va quindi limitata ai soli sentieri. 
  Di fianco ed attorno alle aree boscate è utile creare aree di prati fioriti 
  e sulle quali va fortemente limitato il calpestio. 
  Lo sfalcio dell' erba va fatto una sola volta all' anno in ottobre. Almeno il 
  20 % delle superfici arboree attualmente esistenti nei parchi dovrebbe essere 
  interessato da questo tipo di gestione . 
  Questi prati possono diventare i " Prati delle farfalle ", attraenti 
  insetti divenuti molto rari in pianura. Si avrà inoltre una ricca produzione 
  di semi e insetti appetiti dai piccoli volatitli. 
  Il valore ecologico di queste formazioni vegetali sarà ancora maggiore 
  se verranno collocate in prossimità delle zone boscate o arbustate. Anche 
  queste zone dovranno essere delimitate da staccionate in legno, con cestini 
  e una apposita cartellonistica. 
  Utili sugli alberi sono le installazioni di nidi artificiali di tipologie differenti. 
  
  Da evitare assolutamente stradelli asfaltati o peggio se illuminati. 
  In conclusione noi riteniamo che il 40 % dei parchi urbani debba essere destinato 
  ad aree boscate a libera evoluzione, zone umide e prati fioriti. I parchi che 
  assumono l' aspetto di campi da calcio o da golf hanno una scarsa e ridottissima 
  funzione ambientale, costi molto alti per la manutenzione, pochi alberi, perché 
  le macchine di sfalcio devono muoversi agevolmente, mancanza di siepi e di biodiversità. 
  
  Ridurre la superficie calpestabile significa minori costi, più biodiversità, 
  ambienti più naturali. 
  Il verde urbano si presta molto bene per iniziare a tradurre in progetti la 
  volontà di tutelare l' ambiente in cui moltissimi cittadini vivono. 
  La traduzione è una scelta politica. 
  
  
  WWF sezione locale Rimini 
  Comitato Basta merda in mare