Viva la bicicletta, abbasso le ciclabili - nov 07
Data: Mercoledì, 10 dicembre @ 16:26:44 CET

La Voce di Romagna, 14 novembre 2007

di Simone Mariotti

Tempo fa non resistetti a comperare una nuova edizione di un piccolo libretto tutto sommato inutile e di poca importanza, ma nella libreria di Mirko si compra piacevolmente di tutto. Lo acquistai solo perché i traduttori italiani l'avevano intitolato furbescamente "Elogio della bicicletta" anche se scoprii poi che alla bici in realtà erano dedicate un paio di pagine scarse.
E' che ho sempre adorato la bicicletta. Ne sono stato un utilizzatore assiduo, un innamorato cronico, sincero, sin degli albori della mia vita. Non ho mai avuto un motorino. Non ne ho mai sentito la mancanza da ragazzino, non ho mai avuto lo stimolo di acquistarne uno oggi, un'epoca in cui i prezzi, a volte, sono inferiori a quelli di alcune bici.
Eccomi, un fanatico puro delle due ruote; ed è una malattia di famiglia, materializzata in un garage della casa di mio padre pieno di cicli, vecchi, nuovi, colorati, da corsa, mountain bike, tutti da offrire a ogni nostro ospite in vacanza a Rimini (riusciamo a "biciclettare" almeno altre quattro persone, oltre ai familiari).
Un amore puro, finalizzato però solo allo spostamento libero da carburanti e da regole stradali (sempre attentamente e scrupolosamente infrante, come tutti i ciclisti hanno il sacrosanto diritto di fare) e mai, quindi, sono stato un fanatico del ciclismo agonistico, mai incuriosito troppo dalle tappe in cui da sempre un gruppo di drogati suda prima di essere portato in un letto di ospedale a "rifocillarsi".
Ed ancora, è bellissimo vedere una ragazza in bici, molto più sensuale, femminile ed affascinante, e al tempo stesso più tosta e intrigante, rispetto a le altre, a quelle che riescono sprigionare il loro femmineo vigore solo girando la chiave di uno scooter.
Confesso che ultimamente, dopo anni di pedale, mi sono convertito alla passeggiata. E quello pedonale è un universo forse ancora più aulico, che permette anche una leggerezza del pensiero, certamente superiore per misticismo alla pedalata, ma che non sempre è praticabile. Ma gli sguardi d'intesa con le camere d'aria restano focosi.
Detto tutto questo c'è una contraddizione pazzesca con la bellezza sublime delle biciclette e la bestialità delle misere proposte politiche di chi si pone alla testa degli amanti delle due ruote.
Una delle cose che più mi irrita, da ciclista, è vedere la città mutilata e deformata da quello stupido contentino per ambientalisti fessi che sono le piste ciclabili, diventate una merce di scambio di ottima qualità per zittire il ciclista fesso, repetita iuvant. Cioè, io amministratore ti massacro la città ben bene e ti cementifico ogni angolo, però ti schiaffo qua e là delle piste ciclabili più o meno ridicole, come quella di via XX Settembre o quella ancora più risibile appena sfornata dalle parti di Via Madonna della Scala, che da Via Matteotti si incunea in aree residenziali pochissimo trafficate dalle auto, dove l'ultima cosa che serviva era un ciclabile, solamente dannosa perché ha ristretto ancora di più i già pochi parcheggi della zona.
La ciclabile, insomma, a Rimini e probabilmente anche altrove, è diventata una specie di bandierina "verde" da piantare senza alcun criterio dove capita che i nostri amministratori concedono ai loro burattini e leccapiedi.
Sono ciclista da sempre e da sempre delle piste ciclabili non mi è mai importano nulla. Non è così che si risolvono i problemi quando oramai hai costruito così tanto che di spazio per le ciclabili non ce n'è più. Le strade che ci sono andrebbero benissimo se fossero ben tenute e con meno auto in giro.
Ma ancora una volta, se aspettiamo che sia il popolo ad auto-ridursi l'uso dell'auto, continueremo ad avere piste ciclabili vuote, e strade ancora più affollate.
L'uso dell'auto va bloccato o ridotto a forza, se si vuole che le strade tornino ad essere regno delle bici e mezzi pubblici, come sta avvenendo in grandi città europee dove si stanno sviluppando sempre più le unioni tra tram o bus e bici comunali. Ma a Rimini tutto questo non serve. Rimini non è né Parigi né Barcellona. Basterebbe il solito buon senso: qualche parcheggio in più, aree a traffico limitato ben più vaste ed allo stesso tempo qualche ciclabile inutile in meno.







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